Virtute e Canoscenza

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Di equilibri precari e attimi fuggenti

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Faccio cose e sopravvivo

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Virtute e Canoscenza
apr 30, 2025
∙ A pagamento
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Di equilibri precari e attimi fuggenti
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Sì lo so, sono un po’ in ritardo con le consegne. Questo post ti doveva arrivare prima ma la vita si è messa di ostacolo e mi ha rallentata. Ci sono tantissime cose che potrei raccontarti di quello che mi è successo negli ultimi mesi e di come lo sto affrontando.

Molto sta nel titolo che ho voluto dare a quanto scrivo oggi, molto nell’immagine di apertura. Equilibri, attimi, la fragilità di una farfalla e il momento fuggente di pace che va colto con estrema delicatezza, perché raro - anzi, ultimamente rarissimo.

Credo che ci siano periodi bui per tutt*, anche per te. Ognuno ha il suo modo di viverli, affrontarli o, al contrario, nasconderli per il tempo necessario a farne materiale da soma per una psiche già provata. Quello che mi sento di dirti è che non è mai buona cosa procrastinare il buio: nel baratro è meglio caderci con convinzione che scivolarci senza accorgersene. Mi potrai dire che è una metafora azzardata, anche pericolosa ma, appunto, è una metafora del linguaggio e serve a esprimere un concetto più ampio: abbiamo tutt* “diritto” al buio, anche solo per un attimo fuggente; abbiamo tutt* diritto di cadere, di cedere, di fermarci, di silenzio, di ascoltare il battito cardiaco che, da impazzito, pian piano si calma; abbiamo tutt* diritto di chiedere aiuto perché siamo farfalle, siamo cose immensamente vulnerabili che cercano sempre respiro, libertà, connessione.

Io sono farfalla, le mie ali sono state ferite da una grandinata di tristezza. Eppure sono qui, sopravvivo, faccio cose e te le racconto, sperando che ti serva come diversivo e sapendo che serve a me per dirti: non sempre dopo il buio c’è la luce, non sempre smettiamo di sentirci soli, ma qualche volta succede e qui hai lo spazio per illuminarti un po’ e per stringere una mano tesa, pronta a sollevarti.

Cose che tornano

Leggere al Museo

Il museo Poldi Pezzoli di Milano continua con il suo percorso Leggere al Museo, un’esperienza immersiva alla scoperta di brani di romanzi e racconti che trovano tra le sale, ricche di arte, l’ambientazione ideale. Qui trovi tutto il programma. Il prossimo incontro sarà:

  • Romanzi e racconti appassionati: vivere l’arte come emozione, domenica 11 maggio dalle 15.30, per giovan* e adult*.

Per iscriverti, puoi mandare una email a servizieducativi@museopoldipezzoli.it. Tutti gli incontri sono inclusi nel prezzo del biglietto.

Momenti di lettura

Il laboratorio sulla saggistica “Saggio è bene” e il gruppo di lettura “Era meglio il libro (?)” continuano alla libreria Ubik di Milano in via Lorenteggio 31 e anche online.

Per “Era meglio il libro (?)” non ci sono iscrizioni e puoi partecipare a prescindere dal percorso completo. Siamo al quinto incontro che si terrà mercoledì 14 maggio dalle 19.00; nel contesto dei film in costume, ci dedicheremo alla lettura e alla visione de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, con la trasposizione su grande schermo per la regia di Luchino Visconti e con la serie tv prodotta recentemente da Netflix (di cui ti ho parlato nel precedente post). Avviso: NON VEDERE LA SERIE SE NON HAI LETTO ALMENO IL LIBRO.

Il quarto appuntamento dell’anno di “Saggio è bene” si terrà lunedì 19 maggio a partire dalle 19.00. In lettura, per la tematica l’altra faccia della Storia, abbiamo “Storie di uccelli e messaggeri” di Li Jingze, al centro del quale si narrano gli incontri più o meno fortuiti, riusciti, mancati, sognati, temuti tra la Cina e l’occidente nel passare dei secoli. Incontri che non entrano quasi mai nei libri di Storia e che, quando documentati, assumono contenuti e sfumature diverse a seconda del punto di vista di chi li narra e ne è stato testimone.

Se ti vuoi iscrivere a “Saggio è bene” dal vivo trovi i biglietti qui altrimenti, se preferisci l’online, puoi scrivermi a sacchi.martina@gmail.com.

Presentazioni

Giovedì 8 maggio alle 19 presso la oramai mitica Ubik di Milano Lorenteggio, avrò il piacere di presentare Beatrice Soli e il suo libro “Tanti corpi, una sola casa”. Trovo che sia un incontro fondamentale per ascoltare la voce di una persona che ha a che fare con corpi tutti i giorni, con corpi che non si amano, che tentiamo di modificare continuamente, che non accettiamo.

“Cosa diresti al tuo corpo?”
Questa domanda è al centro del lavoro e della vita di Beatrice come personal trainer e come donna…
A questa domanda ha dovuto - forzatamente - rispondere lei stessa e ha deciso di raccontare questa risposta con un libro intensissimo che parte da un disturbo alimentare e procede in un tortuoso, difficile e devastante percorso di presa di coscienza.
Le realtà, i numeri, le casistiche dei DCA sono molteplici e, tuttavia, ancora troppo poco conosciuti o introiettati a livello culturale e sociale (e diciamo anche politico) perché, purtroppo, sono conseguenza diretta di un messaggio completamente erroneo su cosa si intenda per “corpo in salute”. Ci troviamo in un periodo storico particolare che oscilla tra la cosiddetta body positivity e la recrudescenza paradossale di tutto ciò che di positivo per il corpo non è.
Beatrice ci narra ovviamente della sua storia personale ma accompagna ad essa altre testimonianze, un approccio per nulla didascalico e un linguaggio inclusivo in grado di accogliere tematiche che riguardano tutt*. A partire da ciò che il corpo è: la nostra prima casa, quella da cui non possiamo fuggire a gambe levate per trovarne un altro in cui traslocare. Una casa che risuona costantemente dei nostri bisogni, che necessita prima di tutto di stare in piedi con fondamenta salde; una casa che è per tutt* diversa, che non va giudicata in nessuna circostanza. Una casa che se si trova in zona sismica va rafforzata nei suoi supporti.
Questo libro ci racconta di una donna, delle parole che l’hanno ferita e quasi uccisa, dell’urlo di un corpo che l’ha riportata a vivere e, soprattutto, della dignità della sofferenza fisica e mentale, qualunque essa sia.


Giovedì 15 maggio a partire dalle 19 presso lo splendido spazio NonostanteMarras torno a mediare un incontro dedicato a Crear sé stessa che, grazie al lavoro svolto da Rina edizioni, è un oggetto editoriale di grandissimo pregio. In questo primo volume, sono raccolti gli scritti di moda delle più prolifiche autrici e giornaliste a cavallo tra ‘800 e ‘900 - tra cui Matilde Serao, Rosa Genoni e Sibilla Aleramo - testimoni di un processo di creazione di un’identità femminile, di costruzione di un ruolo sociale e non più solo domestico, di esempio di sorellanza. Le tematiche saranno svariate: dall’ondata degli ultimi anni del racconto di moda sui vari media a ciò che significa oggi scrivere di moda; dalle contraddizioni di un mondo che spesso ci pare distante e non sostenibile al senso che ancora la moda può avere.


Domenica 18 maggio dalle 19 in Ubik Lorenteggio troverai, per la prima volta a Milano, la scrittrice ceca Magdaléna Platzová che ci racconterà il suo “La vita dopo Kafka”. È il 1935 quando Felice Bauer e la sua famiglia scappano dalla Berlino di Hitler: un anno e una fuga drammatici, costretti come sono a lasciare una vita agiata e tutti i loro beni per un futuro incerto. Eppure lei porta con sé le lettere che Kafka le aveva inviato durante la loro relazione. Ma chi era esattamente questa donna? Chi si nascondeva dietro l’indole pratica e la risata cordiale di cui ci parlano le famose Lettere a Felice? E fino a che punto si è allungata l’ombra di Kafka nella sua vita? Anni dopo a Manhattan un uomo che afferma di essere figlio di Kafka si avvicina al figlio di Felice: la storia che riferisce può essere vera? Un romanzo originale e accuratamente documentato che mescola immaginazione e realtà per seguire le vicende della prima storica fidanzata di Franz Kafka…


Giovedì 22 maggio sempre in Ubik Lorenteggio e sempre dalle 19, per la rassegna Degustazioni Editoriali - dedicata alle presentazioni delle case editrici e del loro catalogo - avremo con noi Roberto Keller di Keller Editore, realtà indipendente che ci ha permesso di conoscere in lingua italiana scrittrici e scrittori del passato e contemporanei per lo più mitteleuropei, nonché grandi reporter, giornalisti e saggisti attenti alle tematiche di confine, di commistione culturale, di rilevanza della memoria.

Grazie a una accurata selezione di titoli, avrai modo di capire e degustare - appunto - la vastità dell’offerta editoriale, dai romanzi alla non fiction, dall’Europa dell’est, al Medio Oriente, seguendo un viaggio che, prometto, sarà oltremodo affascinante.

Un libro

Complice un periodo di stacco al mare mi sono trovata, dopo diversi mesi, a leggere uno di fila all’altro libri che nulla avevano a che fare con il lavoro (anche se qualche collegamento, poi, finisco per trovarlo sempre). E ognuno di questi libri mi è piaciuto non molto, ma moltissimo.

Oggi ti parlo di un testo particolarmente coraggioso: Il libro della scomparsa di Ibtisam Azem, tradotto dai tipi di hopefulmonster editore.

La pubblicazione in lingua araba risale oramai al 2014 mentre la traduzione in inglese è arrivata ben dopo, nel 2021. Ibtisam Azem, giornalista e scrittrice palestinese originaria di Giaffa e oggi residente a New York, ha raggiunto una certa notorietà per la potenza della sua narrazione, un connubio perfetto tra elevato stile letterario e analisi della contemporaneità in chiave distopica.

Protagonisti di questo racconto a più voci sono i ricordi, una memoria composita di un passato che continua a farsi presente nel perpetrarsi della tragedia israelo-palestinese. Ad aprire la danza onirica e, al contempo, immancabilmente concreta della vicenda è Alaa, la sua penna, la sua mente, il suo amore per la nonna da poco deceduta, e la stanchezza, ereditata da generazioni, di un uomo che di fronte a sé non vede alcuna via d’uscita dal tunnel dell’odio tra popoli e, soprattutto, dalla cecità di una oramai radicata e inestirpabile concezione privativa di qualsivoglia dignità rispetto alla propria gente.

Sta scrivendo, Alaa. Sta scrivendo in un quaderno dalla copertina rossa tutto ciò che può ricordare di sé, della famiglia, dei loro stessi ricordi, della vita, dei colori, degli odori e dei suoni di Giaffa. Sta scrivendo di qualcosa che sente e vede come fragilissima: la sopravvivenza di un popolo.

E, improvvisamente, in una notte qualsiasi, questo popolo scompare. Tutto, in un solo attimo, senza lasciare tracce, senza preavviso.

Cosa succede al popolo che rimane? Agli ebrei di Israele? Cosa significa trovarsi senza IL NEMICO, IL CAPRO ESPIATORIO, L’OSTACOLO?

Ibtisam Azem non scade nella retorica, non vi è pietismo nel suo libro. La cesura tra un prima e un dopo è ricucita dalla voce di Alaa, anch’egli scomparso, una voce che continua a raccontarsi dalle pagine del quaderno recuperato da un amico e collega giornalista. Un amico ebreo.

Si tratta di un romanzo magnetico e devastante nel delineare una profezia che si sta avverando, di giorno in giorno, da tempo immemore. Ed è la delicatezza con la quale Ibtisam Azem tratta un tema reale, immaginando un assurdo impossibile, che si delinea la forza del suo pensiero. Perché le scomparse sono echi di dolore che rimbombano sulle coscienze della Storia.

La pillola di oggi

Secondo te esiste la possibilità di rappresentare il flusso dell’evoluzione storica in una singola mappa? Non intendo una semplice linea temporale, ma una vera e propria infografica capace di convogliare in un unico strumento visivo gli avvenimenti che hanno delineato il percorso della Terra, della vita e dell’umanità. Forse ti dirai “Beh, oggi, con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione deve essere qualcosa di facilissimo da fare!”.

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